L’Edificio A

edifa-e-strada-pianta-col_019-copia-2

Nelle campagne di scavo fra gli anni 1987 e 1995, la Missione Archeologica Italiana ha effettuato ricerche nella zona immediatamente a nord del Temenos mettendo in luce una casa e parte di una delle strade più importanti della città, collegamento tra il Temenos e la porta urbica settentrionale. In accordo con l’aspetto arabo della città, il quartiere in questa zona sembra avere un carattere composito dalle molteplici funzioni: commerciali, residenziali e religiose.

Negozi e case di dimensioni modeste, spesso a due piani, si aprono sulla via attraverso lunghi corridoi coperti a volta; scale strette e ripide s’innalzano dalla strada tra gli edifici e a circa 200 metri dal Temenos si apre uno dei templi minori, il Tempio V.

Sul lato est della strada si erge una ricca e grande casa che, secondo le iscrizioni rinvenute, sembra essere appartenuta all’intendente del tempio del dio Shahiru. Ingrandita a più riprese, la sua superficie occupava, dal 200 d.C., un’area superiore a 1850 mq.

La pianta si articolava in più nuclei con funzioni specifiche. Le più importanti si svolgevano nell’ambito del cortile centrale che possedeva un iwan di rappresentanza e un altare, di fronte al quale sono state rinvenute statue di medie dimensioni: un giovane dio con stendardo e due vittorie alate incomplete che presentano iconografie ben attestate nel Temenos di Hatra.

Sul cortile centrale si apriva una grande stanza rettangolare, le cui pareti sono decorate da pitture con scene di caccia. Questa stanza conduce ad un iwan che presenta una pianta absidata mai riscontrata altrove. Tale iwan, in cui sono state rinvenute evidenti tracce di banchetto, si apre sul grande cortile sud, su cui si affaccia anche un ambiente rettangolare porticato che ne costituisce il lato meridionale.

La parte settentrionale ha un carattere meno rappresentativo. Dall’estremità nord-occidentale del cortile centrale, tramite una stanza porticata, si accede ad un ulteriore cortile indagato solo parzialmente. Macine, estese tracce di bruciato e forni da pane suggeriscono che l’area fosse destinata alla preparazione del cibo. Una stanza adiacente ha restituito numerosi pesi da telaio che documentano l’attività della tessitura.

L’insieme della casa, con gli oggetti in essa rinvenuti, ha una ricchezza comparabile a quella dei complessi religiosi della città.

La cronologia dell’Edificio A, stabilita dallo studio dei dati dello scavo, ha permesso di datarne l’evoluzione fra la metà del II e la metà del III secolo d.C., in parallelo con la storia della città e la sua fine.